Avevo appena 18 anni. Oggi ne sono passati esattamente 12. Ho passato i pomeriggi dei miei 5 anni di liceo, poco sui libri e tanto fra le attività della Croce Rossa Italiana – Italian Red Cross (clownterapy, ospedali, case di cura, ambulanze…)
Poi arrivò l’anno della mia maturità, non sapevo che lo sarebbe stato letteralmente.Dalla Sicilia, quell’anno decisi di partire per l’Aquila in un campo base per il supporto e il sostentamento dei migliaia di sfollati a causa di una delle tragedie più grandi di cui il nostro Paese ne rimane indelebilmente segnato e che oggi ricorda come un decimo anniversario di #dolore. Lo sgomento e lo stordimento che provavo in quei mesi erano delle costanti. Piangevo senza alcun motivo. Non dormivo, non mangiavo.
Ma è lì che per la prima volta ho sentito esplodermi dentro la compassione come un bimbo che scalcia dal ventre. Lì che per la prima volta ho visto crescere vita dove vita veniva a mancare. Lì che ho visto con i miei occhi fiori crescere dal letame.
Ho conosciuto il meglio della mia generazione e ho cominciato a provare fiducia nell’umanità: giovani e meno giovani da tutta Italia, lasciare le proprie case, la propria famiglia, la propria zona di conforto per vivere insieme in un tenda umida con una disumana forza e una perenne voglia di portare un sorriso fra i tavoli, nelle ambulanze travestiti da topolino, nella cucina durante la preparazione dei pasti, nella pulizia dei bagni delle tendopoli e fra le strade di una città sventrata.
Lì che ho cominciato a percepire che la mia vita aveva senso non conservandola gelosamente, ma spendendola generosamente. Una città come bombardata. 309 vittime. 1.600 feriti e 80.000 sfollati. Siete nel mio cuore, e così sarà per sempre.La Croce Rossa è il cuore di Dio nel mondo per chi non crede!Grazie!